Gli NFT, oltre la crypto art
NFTs Are Dead: The Funeral. Nel ponte di halloween appassionati d’arte e curiosi si sono dati appuntamento, a Napoli, per la due giorni dedicata all’arte digitale.
Sewer Nation, il collettivo internazionale under 30 ha scommesso senza esitazione sulla città, insieme a Space Farm, Ultraviolet-to, Cryptoartitalia, Ninfa.io e puntozerovaleriapicella, in collaborazione con Lanificio Digitale.
Oltre trecento, tra appassionati e neofiti, hanno seguito panel e conversazioni che si sono svolti la mattina del 31 e del 1 novembre, nell’ex lanificio borbonico di Piazza Enrico de Nicola – negli spazi di Lanificio Digitale e puntozerovaleriaapicella – per poi spostarsi alla Galleria Borbonica. Dove un centinaio di opere digitali, realizzate con intelligenza artificiale, sono state proiettate lungo il viadotto sotterraneo voluto a metà ottocento da Ferdinando di Borbone.
A traghettare esperti e visitatori in un’esperienza immersiva davvero unica un Dante digitale che ha permesso di ripercorrere le tappe culturali della tecnologia blockchain e degli NFT (Non fungibile tokens).
NFT: in che direzione stiamo andando?
“Il nostro gruppo è nato a febbraio” racconta Luca Martinelli, in arte Vandalo, direttore creativo e fondatore di Sewer Nation. “Abbiamo creato una DAO (Decentralized Autonomous Organization) ideando eventi culturali per promuovere la tecnologia decentralizzata come blockchain ed NFT.
Negli ultimi quattro anni l’Italia ha dimostrato di essere una potenza incredibile nella cripto arte, tanti sono i curatori e gli artisti.
Ho notato una discrepanza tra la storia e la direzione in cui stavamo andando, quindi ho pensato di organizzare una mostra storico-archeologica per analizzare insieme i primi pezzi del 2015, i punti di vista iniziali e capire come si è evoluto questo percorso.
Abbiamo già organizzato eventi a Roma e Milano, che è sovrappopolata di attività. A Napoli abbiamo voluto proporre un concept nuovo, la cripto arte con una visione storica, siamo felici di aver raccolto l’entusiasmo e la partecipazione di molti in questa avventura. Vogliamo offrire più ispirazione e comprensione di questa tecnologia che ha delle origini misteriose”.
Si parla infatti di una vera e propria forma di arte sociale, che permette di applicare le certificazioni digitali non solo al mondo dell’arte.
Perché comprare un’opera digitale? Il valore degli NFT
“Quando si parla di opere digitali ambientate sulla blockchain si parla della certificazione della proprietà.
La blockchain è un database trasparente, che non può essere compromesso e garantisce in eternità la possibilità di certificare un’opera d’arte, sia digitale che fisica. A parer mio si va anche oltre questi concetti.
I CryptoPunk hanno introdotto il concetto di identità digitale.
Comprare un CryptoPunk non significa comprare un’opera digitale, ma diventare l’opera d’arte. Questo è un concetto davvero interessante se pensiamo al mondo in cui viviamo. Dal post esistenzialismo tedesco abbiamo assistito alla continua desacralizzazione delle icone che ci hanno offerto un senso di appartenenza.
Nel momento in cui la religione, lo stato, l’educazione, il lavoro falliscono nella creazione della nostra identità, gli NFT si prestano, come tutta l’arte che può essere acquistata e messa nei nostri wallet, a comunicare al mondo e a noi stessi chi noi pensiamo di essere. Comprare cripto art significa anche questo!
C’è tantissima speculazione su questa forma d’arte, d’altra parte c’è sempre stata una cattiva relazione tra il mercato e l’arte stessa, pensiamo all’evasione fiscale.
La cripto arte non è esente da questo, ma è anche giusto dire che esistono dei gruppi sulla blockchain, come PowerDada, presenti in questo evento, che stanno cercando nuovi modi per creare divisioni radicali tra il mercato e l’arte, per rendere l’arte più uno strumento sociale che economico”.
La decentralizzazione del Web 3.0
“Siamo consapevoli che internet è gratuito – conclude Martinelli -, ma sappiamo che quando qualcosa è gratis siamo noi il prodotto.
Un database centralizzato, come quello di Bitcoin ed Ethereum, offre la possibilità di avere i dati all’interno di ecosistemi verificati da più persone che partecipano, non solo da un ente centralizzato che li gestisce e, magari, li vende per profitto.
Nel corso dei millenni l’arte è sempre in prima linea nel cambiamento culturale, non sorprende sapere che artisti e NFT stanno sviluppando una relazione simbiotica, non finisce di certo qui.“
“La parola d’ordine è decentralizzare – ha ripreso Davide Bussetti co-founder Lanificio Digitale durante uno dei panel organizzati -, diffusione dei ruoli, delle capacità di organizzazione.
Una nuova filosofia in cui blockchain e NFT non sono che la punta di un iceberg, possono essere applicati a ogni business, all’arte come al mondo del fashion, del food e beverage, nessuno escluso! Insomma si tratta di uno spazio che può offrire tante nuove opportunità e possibilità, ma allo stesso tempo richiede molta responsabilità e spirito di iniziativa”.